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Tra gli eventi peggiori che possano capitare ad un senior (in realtà anche a qualsiasi altra persona) è avere a che fare con una frattura ossea. È altrettanto ovvio notare che i più giovani abbiano per problematiche come questa un tempo di reazione naturalmente più rapido rispetto ai senior.

I numeri da questo punto di vista sono inimmaginabili. Ogni anno vengono diagnosticate in Italia solo nella fascia di età over 65, ben 570mila fratture; il numero in realtà è molto superiore. Spesso infatti lesioni come queste, soprattutto di lieve entità, vengono gestite come “semplici dolori” e sopportati per mesi dando così tempo all’osso di rimarginarsi. Questo accade soprattutto per quanto riguarda le fratture alle vertebre, spesso scambiate come dei forti mal di schiena. Questo porta gli studiosi del settore a sostenere che il numero reale di fratture sia vicino al milione l’anno. 

«Le fratture che riguardano i senior sono definite fratture da fragilità – spiega la Dottoressa Maria Luisa Brandi, Presidente dell’Associazione Italiana sulle ricerca delle Malattie dell’Osso – e si dividono in due grandi gruppi: ci sono le fratture spontanee, cioè quando un osso si rompe senza alcun trauma ma solo per la fragilità della sua struttura, e fratture da trauma minore, dovute nelle maggior parte dei casi ad una caduta. Dinamiche diverse che, ripeto, nascondono lo stesso problema, cioè un osso che non ha più la resistenza di prima».

Le statistiche ci dicono che vertebre, avambraccio, femore, omero e bacino sono le ossa più soggette alla frattura. Ovviamente ogni ossa, ogni frattura ha storia a sé e questo varia tempi e modi di recupero.

«Una frattura all’avambraccio ad esempio – spiega la Dottoressa Brandi – può essere semplice o scomposta. Normalmente un osso in salute si rimargina nel giro di un paio di mesi e tutto torna alla normalità. Le ossa fragili invece necessitano di tempi più lunghi e non è sempre detto che tutto torni come prima, anzi. Ad esempio per quanto riguarda la frattura al femore soprattutto se è stata necessario l’inserimento della protesi, nel 50% dei casi non si recupererà mai al 100%. Non solo. Abbiamo notato una cosa davvero misteriosa. Il 20% delle persone che subiscono una operazione al femore nel giro di un anno morirà per cause anomale, poco chiare. Questa percentuale è molto più bassa se la persona in questione è stata sottoposta ad altri tipi di operazioni chirurgiche, al cuore, all’intestino…».

Ci sono però delle buone notizie che arrivano dalla farmacologia. Abbiamo oggi a disposizione infatti dei prodotti che possono aiutare a rinforzare le ossa.

«È proprio così – aggiunge la Dottoressa Brandi – Con la farmacologia si può prevenire la frattura del femore fino al 70% dei casi. Questo deve far pensare anche perché ogni frattura ha un rischio di ripetitività superiore da 2 a 5 volte rispetto ad un osso sano».

Non solo farmaci; ci sono norme, consigli di vita quotidiana, che possono davvero essere utili nella prevenzione.

«Sembrerà stupido ma la prima cosa è non cadere – conclude la Dottoressa Brandi – La maggior parte delle fratture da trauma è proprio dovuta a cadute domestiche. Per evitarle basta prestare molta attenzione ad esempio agli oggetti di casa. L’ordine da questo punto di vista è fondamentale. Oggetti lasciati a terra o spostati rispetto alla loro posizione abituale possono trasformarsi in ostacoli pericolosissimi. Sempre meglio poi avere dei sostegni a disposizione in caso di perdita di equilibrio. Ma non solo. Altrettanto importante è l’alimentazione. Il calcio è il cemento delle nostre ossa e dobbiamo assimilarlo nelle dosi e nei modi corretti. A questo poi si aggiunge anche la altrettanto importante vitamina D. In ultimo c’è l’attività fisica. Camminare, prendersi del tempo ogni giorno per della ginnastica posturale aiutano a prevenire fratture o quantomeno a limitarne la gravità. Nel caso di operazioni poi bisogna sempre seguire i suggerimenti e le indicazioni dei fisioterapisti che si occupano nella riabilitazione, evitando il “fai da te”».

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